Non è mistero che da diversi anni Google abbia infuso gran parte dei propri sforzi alla ricerca di una rete neurale in grado di costruire valutazioni intelligenti senza necessità di input umani. Tutto questo, in modo da poter applicare ai network un paradigma di auto-apprendimento che continua sempre più ad evolversi, con risultati spesso inattesi, in diversi ambiti del Web e non solo.
L’ultima evoluzione delle reti neurali è sfociata anche in una capacità particolarmente utile, soprattutto a causa dell’enorme mole di messaggi di posta elettronica dai contenuti scarsamente utili o, peggio, dannosi per il sistema nel caso in cui si finisse preda di allegati mail a tranello, o il furto delle credenziali tramite un solo click.
La rimozione di spam è infatti la nuova frontiera delle reti cognitive, applicate ai comuni filtri in ingresso, in grado di conferire alla nostra casella Gmail una protezione ed una classificazione delle “mail rifiuto” come in poche altri provider per e-mail accade.
Grazie al “machine learning”, l’apprendimento automatico della rete utilizzata per filtrare spam può recepire quello che realmente interessa all’utente, applicando all’account una serie di permessi e restrizioni in grado di restituire i messaggi classificati come più importanti.
Le percentuali di spam identificate finora da Big G corrispondono a numeri effettivamente inferiori rispetto a quelli di qualsiasi altra soluzione mail (circa lo 0,1%); a questo risultato si aggiunge anche una percentuale di mail identificate come spam ancora inferiore (0,05%, una cifra destinata comunque a diventare ancora più contenuta grazie alle reti neurali). Seguendo quanto proposto da Google si potrà decidere anche la posizione dell’utente in merito a newsletter e altre mail periodiche, ed impostare un trend personalizzato per ogni singolo utente; si potrà inoltre, distinguere l’identità di un mittente fake da uno reale.
Tutto ciò si aggiunge agli strumenti di Postmaster Tools, iniziativa Google nata per l’invio di quantità di mail particolarmente ampie, con un occhio puntato sui report di spam e di feedback dell’utente.
Le reti neurali Google si riveleranno quindi capaci di ottimizzare e automatizzare tale procedura senza intervento personale, che potrà essere limitato ad esprimere semplici preferenze personali.
Seguiremo perciò l’evoluzione di uno dei protagonisti, assieme a realtà virtuale, visori 3D e Internet of Things, dell’evoluzione tecnologica di domani, in attesa dell’arrivo delle reti neurali anche su social network popolari quali Facebook, Twitter e Google Plus, su cui potrebbero avere ancora maggior presa per gli utenti comuni.
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