Come i fan del più noto social network al mondo hanno avuto modo di notare, l’operato di Zuckerberg stenta a fermarsi, dirigendosi verso l’acquisizione di strumenti di messaggistica e nuove modalità di interazione con gli utenti. Tra i primi, non sarà certamente sfuggito “l’affare WhatsApp”, ovvero lo stanziamento di 19 miliardi proposto da Facebook per integrare il servizio di chat più in voga nella propria piattaforma.
Malgrado Zuckerberg non abbia incontrato particolare opposizione negli USA, patria del social network, l’Europa non sembra essere dello stesso avviso, e pone un deciso freno all’acquisizione di WhatsApp, col timore che possa costituire un gesto contrario ai pareri dell’antitrust, la quale vorrebbe evitare una massiccia concentrazione di servizi di estrema popolarità nelle mani di un unico proprietario.
In questo momento, le due parti stanno infatti mettendo su carta le ragioni della possibile acquisizione, sapendo che già Facebook ha dalla sua un bacino di utenti di portata miliardaria.
D’altronde, lo squilibrio sarebbe notevole: in Europa, Facebook conta quasi trecento milioni di utenti, ai quali si andrebbero inevitabilmente ad aggiungere le svariate migliaia che sfruttano quotidianamente WhatsApp per comunicazioni personali.
In più, si aggiunge il malcontento degli operatori telefonici, già preoccupati per il più che drastico calo di comunicazioni SMS/MMS, soppiantati dalle chat e, naturalmente, dagli scambi tramite l’Inbox di Facebook.
Il Wall Street Journal americano, tuttavia, ha già espresso i pareri contrari di numerose web company d’oltreoceano, che sarebbero danneggiate fino alle fondamenta da una mossa simile, che per via del suo vasto bacino di utenza diventerà una delle pietre di paragone per le acquisizioni miliardarie dei prossimi anni e decenni.
In tanti, comunque, sostengono che l’operazione relativa alla conquista di ancora più utenti verrà portata a segno da Zuckerberg in una maniera più scaltra, ottenendo via libera allo sfruttamento degli spazi comunicativi, ad esempio, su Oculus Rift, riuscendo ad aggirare il problema alla base.
Tutto, naturalmente, dipenderà dalle forme di comunicazione destinate ad affermarsi con la nuova Realtà Virtuale, che attendiamo fervidamente anche per dar risposta a questo tipo di pressante interrogativo.
Lascia un commento