Tre delle maggiori realtà del mondo dei social e della tecnologia rivolta ad un pubblico globale, Facebook, Apple e Twitter, si sono recentemente coalizzate contro una questione internazionale di massima importanza, ovvero la fornitura di dati personali degli utenti, da parte di Apple (leggi anche come Apple risolve il problema errore 53), richiesta nientemeno che da enti quali l’FBI statunitense, in seguito ad alcuni fatti di cronaca che in apparenza ne avrebbero giustificato la richiesta.
La protesta dei tre giganti del Web è nata in seguito ad una controversia recente, durante la quale alla società di Cupertino avrebbe ricevuto richiesta di fornire informazioni sensibili, bypassando le misure di sicurezza del dispositivo Apple degli attentatori che avrebbero partecipato alla sparatoria di San Bernardino, entrata a far parte della recente cronaca come esempio di evento in cui privacy e necessità di identificare mandanti e complici risulta primaria.
La difficoltà in cui incorre Apple nella rivelazione dei dati e delle credenziali personali è doppiamente giustificata, inoltre, dalle misure di sicurezza presenti da iOS 8 in poi, che renderebbero estremamente complesso estrarre dati significativi anche agli esperti.
La crittografia su cui è incentrato il sistema operativo è infatti individuale e personale per ogni dispositivo, non facendo uso di server remoti oppure di scambio di chiavi che potrebbero risultare accessibili a terzi.
Tim Cook, naturalmente, ha espresso la propria opinione personale sulla vicenda, confermando che “non è possibile ricercare la sicurezza nazionale violando la privacy degli utenti”, frase che come è ovvio è stata a centro di diverse riflessioni in America così come nel resto del mondo.
Chi invece sembra essere disposto a tutto per sostenere Apple sono Facebook e Twitter, che rispettivamente con un comunicato su USA Today e un tweet di Jack Dorsey si sono espressi favorevoli alle visioni di Apple, dando completo sostegno individuale.
Le preoccupazioni principali riguardano la possibile creazione di una backdoor sui device in grado di monitorare e scoprire da remoto le attività dell’utente, trasformando sostanzialmente le principali realtà del Web in strutture di spionaggio, lasciando poca o nulla libertà all’utente di decidere in merito.
Al momento, non è possibile sapere in anticipo come lo scontro tra Apple e l’FBI potrà giungere a termine, essendo la crittografia adottata su iPhone e sugli iDevice in generale particolarmente elaborata: tra qualche settimana, tuttavia, potremo conoscere l’evoluzione definitiva della questione, che di certo aprirà ancora per una volta la spinosa questione della privacy.
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